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Ermanno Vitale è professore ordinario di Filosofia Politica presso l’Università della Valle d’Aosta. Allievo di Norberto Bobbio e Michelangelo Bovero, a partire dagli studi sul pensiero di Thomas Hobbes e di altri classici del pensiero politico ha partecipato al dibattito contemporaneo fra liberalismo e comunitarismo (Liberalismo e multiculturalismo. Una sfida per il pensiero democratico, Laterza, 2000). In anni più recenti ha affrontato il tema dei diritti fondamentali, con particolare riguardo alle migrazioni (Ius migrandi, Bollati 2004) e alle forme di resistenza al potere (Difendersi dal potere. Per una resistenza costituzionale, Laterza, 2010). In ultimo, ha studiato l’ideologia dei beni comuni (Contro i beni comuni. Una critica illuminista, Laterza, 2013).
Ermanno Vitale è professore ordinario nel Settore scientifico disciplinare “Filosofia politica” all’Università della Valle d’Aosta dopo essere stato professore associato presso Università degli Studi di Sassari. Insegna attualmente “Teoria della democrazia e ICT” e “Elementi di teoria politica” nel Corso di studi di Scienze politiche e delle Relazioni internazionali e “Etica dello sviluppo sostenibile” nel corso di studi magistrale Economia e politiche del territorio e dell’impresa.
Laureato in Filosofia all’Università di Torino, ha conseguito nel 1993 il titolo di dottore di ricerca in “Storia del pensiero politico e delle istituzioni politiche” con sede amministrativa presso l’Università di Torino, conclusosi con una dissertazione dal titolo Dal disordine al consenso. Filosofia e politica in Thomas Hobbes. Dal 1983 al 2004 ha collaborato costantemente alle attività collegate alla cattedra di Filosofia politica del prof. Bovero presso l’Università degli studi di Torino, come borsista di ricerca della Fondazione “L. Einaudi” , ottenendo anche una borsa post-dottorato sempre presso l’Università di Torino.
All’interno degli ambiti di ricerca generali del suo settore, si è occupato e si occupa principalmente dell’analisi dei classici della filosofia politica moderna, del confronto contemporaneo fra liberalismo e comunitarismo, del tema dei diritti fondamentali , del diritto di resistenza e del diritto a migrare; più recentemente della teoria dei beni comuni.
Nel 2008 è stato coordinatore dell’unità di ricerca dell’Università della Valle d’Aosta nell’ambito del progetto di rilevante interesse nazionale “La democrazia dopo la democrazia”. Ha fatto parte del Collegio Docenti della scuola di dottorato in «Teoria della governance e dei sistemi complessi» dell’Università di Sassari e della Scuola di dottorato in “Scienze umane e sociali”presso l’Università di Torino. Redattore di «Teoria Politica» dal 1985 al 2009, fa ora parte del comitato scientifico delle riviste “Annali di Teoria Politica” e “Ragion pratica”. E’ stato invitato come visiting professor e come relatore in numerosi seminari e congressi internazionali presso varie università e istituzioni culturali, in particolare in Spagna, Svizzera, Messico, Perù e Venezuela.
Nell’Ateneo ricopre attualmente la carica di Coordinatore del Corso di Studi in Scienze politiche e delle relazioni internazionali. E’ membro del Consiglio direttivo dell’Istituto storico della resistenza e della società contemporanea della Valle d’Aosta.
E’ autore di oltre un centinaio di saggi su riviste scientifiche e delle seguenti monografie: Platone Aristotele Machiavelli (Giappichelli 1989); Dal disordine al consenso. Filosofia e politica in Thomas Hobbes (Franco Angeli 1992); Hobbes e Kant (Giappichelli 1993); Il soggetto e la comunità. Fenomenologia e metafisica dell’identità in Charles Taylor (Giappichelli 1996); Liberalismo e multiculturalismo. Una sfida per il pensiero democratico (Laterza 2000; trad. castigliano Oceano 2004); Derechos y paz. Destinos individuales y colectivos (Fontamara 2004); Ius migrandi. Figure di erranti al di qua della cosmopoli (Bollati Boringhieri 2004; trad. castigliano Melusina 2006); Derechos y razones. Lecciones de los clàsicos y perspectivas contemporàneas (Unam-México 2007); Difendersi dal potere. Per una resistenza costituzionale (Laterza 2010); Contro i beni comuni (Laterza 2013).
Ha inoltre curato numerosi volumi, fra cui: Ragione e civiltà. La visione illuministica nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert (Baldini & Castoldi 1998); Diritti umani e diritti delle minoranze. Problemi etici giuridici politici, (Rosenberg&Sellier 2000); Diritti fondamentali. Un dibattito teorico (Laterza 2001); Gli squilibri del terrore. Pace democrazia e diritti alla prova del XXI secolo con M. Bovero (Rosenberg&Sellier 2006).
Inoltre, i risultati scientifici di convegni e seminari organizzati presso l’Università della Valle d’Aosta sono stati raccolti in volumi collettanei e sezioni di rivista: Norberto Bobbio e Passerin d’Entreves. Profili intellettuali a confronto (Giappichelli 2010); Quale federalismo? (Giappichelli 2011); La democrazia nella rete? (Annali di teoria politica 2013) e Web e società democratica. Un matrimonio difficile, Accademia University Press 2018).
Progetto locale nell’ambito della ricerca PRIN nazionale “la democrazia dopo la democrazia”. Questo progetto è organizzato lungo due linee di ricerca, distinte ma complementari, volte ad esaminare la svolta che si è determinata negli studi sulla democrazia con l’introduzione della nozione di governance, oramai entrata nel lessico standard delle scienze politiche e sociali. Quest’approccio ha infatti gettato nuova luce sulla questione del deficit democratico, la confusione e compenetrazione fra i poteri e su alcuni fenomeni “antagonisti” alle trasformazioni che stanno subendo le democrazie “reali” nell’odierna società complessa. Innanzitutto converrà muovere dall’analisi della “governance” costituzionale, multilivello, tale quale si profila all’interno dell’Unione europea. Inoltre, sarà opportuno saggiare le relazioni che sussistono fra governance europea e governance regionale, tenendo presente in primo luogo il comitato delle regioni, ma anche il comitato economico-sociale (EESC) autonominatosi “rappresentante della società civile” in seno alle istituzioni comunitarie. Perlopiù trascurata dalla letteratura scientifica in materia, l’ipotesi di lavoro da cui si ritiene opportuno muovere consiste nel verificare se l’erosione della democrazia procedurale al livello degli stati nazionali, che li sta progressivamente trasformando in “autocrazie elettive”, possa essere arrestata o corretta apprendendo dall’esperienza e dalla riflessione sviluppata al livello dell’Unione europea relativamente al tema del deficit democratico. Si tratterebbe, in altre parole, di rovesciare la prospettiva per cui le democrazie degli stati nazionali rappresentano il modello al quale l’Unione europea dovrebbe guardare per colmare il suo deficit democratico. Ci si chiede insomma se la governance europea possa essere applicabile, almeno in via di principio, anche su quella scala intermedia – più vasta e complessa della dimensione urbana o locale e gelosamente “presidiata” dalle istituzioni della democrazia procedurale e dal sistema politico che essa ha determinato– costituita dallo stato nazionale. Si tratta di analizzare criticamente, ma prendendola estremamente sul serio, l’idea di governance europea ed in particolare il suo obiettivo dichiarato di proporre nuove forme di legittimità connessa ad istanze deliberative ed elementi partecipativi.
Allo stesso tempo, non si può scartare l’ipotesi che la governance, indipendentemente dal suo maggiore o minore successo teorico e pratico, non sia una risposta in chiave deliberativa e partecipativa che permette di rivitalizzare la democrazia procedurale, ma proponga al contrario una deriva efficientista e tecnocratica che svuota in un sol colpo le procedure e le istanze di partecipazione. Vale insomma la pena di saggiare la tesi per cui non esiste alcuna democrazia dopo la democrazia (rappresentativa). Questa secondo ipotesi di lavoro porterà la ricerca ad indagare sui significati e le implicazioni che possono assumere oggi forme di resistenza all’oppressione, considerando tra di esse soprattutto quelle forme collettive e parziali che vanno sotto il nome di disobbedienza civile.
L’unità di ricerca di Aosta avrà come specifico oggetto di studio le teorizzazioni e le pratiche di quest’ultimo tipo, distinguendole però da altre forme di (auspicato) mutamento politico quali la rivoluzione e il riformismo, o al contrario la reazione. In particolare, i fenomeni antagonistici che si intendono studiare possono essere definiti forme di “resistenza costituzionale”, nel senso che si propongono, come obiettivo prioritario, di ritornare al rispetto integrale di quei principi e norme costituzionali che configurano le condizioni e le precondizioni necessarie a dotare di senso e contemporaneamente a limitare il proceduralismo democratico, ed in primis la regola di maggioranza. In questa chiave può essere interessante riprendere non solo la teorizzazione della resistenza allo stesso stato costituzionale e rappresentativo che già incontriamo in Locke, ma anche riflettere su quali forme di resistenza, innanzitutto culturale, si possano opporre ai poteri economico ed ideologico, la cui sovrapposizione e con-fusione paiono scuotere dalle fondamenta quel principio essenziale del liberalismo che secondo Walzer consiste in una rigida separazione delle sfere tra potere politico, economico ed ideologico. Può essere a questo proposito opportuno riconsiderare criticamente, da un lato, l’idea di Ferrajoli della costituzionalizzazione non solo dello stato ma anche del mercato, dall’altro, le suggestive analisi che, a partire da Polanyi e dal variegato movimento antiutilitarista nelle scienze sociali, portano a revocare in dubbio la naturalità del mercato e dell’homo oeconomicus e, con essa, di quell’insieme di “derivazioni” che si rispecchia nell’immaginario collettivo globale fornito dal sistema dei mezzi di comunicazione di massa.
Tipologia
PRIN – Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale
Dipartimento/ Facoltà
Dipartimento di Scienze economiche e politiche
Pensiero politico moderno. Nello specifico lo studio del pensiero politico dei classici del giusnaturalismo moderno (in particolare T. Hobbes).
Pensiero politico contemporaneo. Nello specifico il dibattito sul tema del costituzionalismo e della democrazia, il tema dei diritti.
Negli ultimi anni i ‘beni comuni’ sono diventati la parola d’ordine di quella parte della sinistra che si oppone alla riduzione dei rapporti economici e sociali a pura logica mercantile. Una logica che ha via via permeato anche la dimensione pubblica. Sono tesi che scaldano il cuore di chi a ragione si batte contro il capitalismo ma che a una lettura più riflessiva appaiono retoriche, superficiali, incoerenti, inadeguate e contraddittorie. Belle fiabe che fanno leva su un desiderio diffuso di cambiamento ma fanno a pugni con il tentativo di definire idee chiare e distinte, argomenti radicali ma comunque razionali, com’è caratteristico della trazdizione illuministica europea. La mistica dei beni comuni diventa così il peggior nemico interno di un costituzionalismo di diritto privato che sappia davvero porre limiti alla pura logica del profitto
II volume rivisita le tradizionali teorie del “diritto di resistenza” alla luce delle nuove dimensioni che il potere politico, economico e ideologico ha assunto nell’età moderna e in particolare nel mondo contemporaneo. Nel pensiero politico antico e medievale, il diritto di resistenza era invocato essenzialmente di fronte alle varie forme di tirannide; nel Seicento Locke poteva ancora sostenere l’opportunità della resistenza anche nei confronti del “governo civile”, vale a dire del nascente stato costituzionale, qualora venisse meno il rapporto di fiducia tra esecutivo e legislativo, o tra legislativo e popolo. Con la maturazione della democrazia costituzionale che si dota di istituzioni di autocorrezione delle violazioni di costituzionalità il diritto di resistenza, ancora presente nella costituzione giacobina del 1793, pare aver fatto definitivamente il suo tempo. Ermanno Vitale propone una definizione di resistenza costituzionale il cui scopo è difendere il patto sociale nel caso estremo in cui sia ragionevole dubitare dell’affidabilità delle garanzie istituzionali. A tal fine si analizzano le differenze tra la resistenza costituzionale e altre forme di azione politica (rivoluzione, riforma, conservazione, reazione, restaurazione, disobbedienza civile) e si affrontano i modi per smascherare i segreti del potere e della sua violenza strutturale, anche quando si tratti di “società aperte” il cui regime politico è la democrazia costituzionale.
Ultima revisione: 07/12/2022 |
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