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Professoressa Ordinaria di Pedagogia Sperimentale.
Profilo della docente:
È professoressa ordinaria di Pedagogia Sperimentale. Insegna Pedagogia Sperimentale, Programmazione e valutazione e Didattica generale presso l’Università della Valle d’Aosta- Université de la Vallée d’Aoste, dove ha ricoperto le cariche accademiche di Preside della Facoltà di Scienze della Formazione e di Direttrice della Scuola di Specializzazione per la Formazione degli Insegnanti di Scuola Secondaria. Attualmente è Delegata Rettorale per le Relazioni Internazionali e Titolare della Chaire Senghor de la Francophonie. I suoi interessi di ricerca e le sue numerose pubblicazioni nazionali e internazionali riguardano principalmente la qualità e l’equità dell’educazione, anche con riferimento alla sostenibilità, alla non discriminazione e al benessere nei contesti socioeducativi; dirige la collana “Ouvertures Pédagogiques” per le edizioni EME -L’Harmattan, Bruxelles-Paris.
Curriculum accademico-didattico
Dal 2004 è Professoressa Ordinaria nel SSD M-PED/04, Pedagogia Sperimentale, presso l’Università della Valle d’Aosta- Université de la Vallée d’Aoste, dove è stata precedentemente Professoressa Associata. Dal 2000 al 2002 è stata Assistante de Didactique Générale (prof. Jacqueline Beckers) presso l’Université de Liège (B), Faculté de Psychologie et des Sciences de l’Education. Insegna Pedagogia Sperimentale, Programmazione e valutazione e Didattica generale presso il Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria dell’Università della Valle d’Aosta- Université de la Vallée d’Aoste.
Formazione accademica
Laureata in Matematica presso l’Università degli Studi di Torino, si è specializzata in Scienze dell’Educazione presso l’Université de Genève, CH (DES en Sciences de l’Education, 3e cycle, Faculté de Psychologie et des Sciences de l’Education). Ha collaborato con il Nucleo CNR di Ricerca Didattica della Matematica dell’Università di Torino diretto da E. Gallo e con il Laboratoire de Pédagogie Expérimentale dell’Université de Liège (B) diretto da M. Crahay.
Interessi scientifici
A seguito di un quinquennio dedicato alla Didattica della matematica, l’attività di ricerca si è estesa e sviluppata in più direzioni, riconducibili a due filoni tematici (la professionalità docente e la qualità dell’educazione e della formazione) e a una comune matrice euristica e interpretativa (i fondamenti concettuali e metodologici dello sperimentalismo in educazione). Lo studio della professione docente come processo intersoggettivo di generazione di un profilo che evolve progressivamente secondo un andamento a spirale, integrativo e non cumulativo si è proposto, da un lato, di cogliere, specificare e riconoscere il carattere storicamente e materialmente situato degli elementi di profilo e, dall’altro, di interpretare criticamente le diverse articolazioni delle loro relazioni insieme all’attività soggettiva di riconoscimento e integrazione delle stesse. In particolare, sono state indagate, generalmente con metodo induttivo e ricorsivo, con studi di caso e con procedure cliniche od etnografiche, alcune dimensioni di profilo (interculturalità, comunicazione, orientamento) e le rappresentazioni di alcuni compiti professionali (programmazione, valutazione). Il filone della qualità dell’educazione e della formazione, in relazione con la messa a punto di procedure valutative e auto valutative è stato sviluppato nell’ambito della didattica universitaria, delle politiche educative e dei servizi per l’infanzia. Particolare attenzione è riservata alla promozione del successo formativo nei contesti formali e al contrasto e alla prevenzione della dispersione scolastica. Successivamente l’ambito di ricerca è stato esteso alla valutazione della qualità e alla costruzione di strumenti atti a rilevarla: dalle istituzioni formative (scuola, università) ai sistemi di formazione e ai servizi sociali e educativi. Il tema della qualità in relazione alla promozione del benessere dell’infanzia ha trovato ulteriori espansioni in ambiti differenti (la tutela dell’infanzia, i servizi sociali, l’educazione alla salute, l’educazione di genere, la prevenzione educativa della violenza di genere, la promozione del successo scolastico e formativo) accomunati da una continuità metodologica nella costruzione di strumenti di indagine e di valutazione.
Altre attività connesse con la ricerca L’attività scientifica si svolge attraverso:
È affiliata alle seguenti società scientifiche:
Cariche accademiche
Il progetto di ricerca insiste sul territorio valdostano come area di riferimento, ma per monitorare un fenomeno in via di diffusione nell’intera nazione. Il progressivo raggiungimento degli obiettivi quantitativi di Lisbona (Catarsi, 2008), lo svilupparsi di servizi di educazione e cura per la prima infanzia di tipo misto pubblico/privato che incoraggia forme di concorrenzialità costruttiva e controllata da standard di qualità organizzativa e strutturale, favoriscono la nascita di nuove realtà caratterizzate da una crescente specializzazione. Se infatti negli asili nido gli spazi, le attrezzature e le attività garantite dalla progettazione didattica sostengono un completo sviluppo del bambino sia sotto il profilo cognitivo che su quello affettivo, emotivo e relazionale, le caratteristiche di contesti in cui i servizi sono integrati, le competenze specialistiche degli educatori l’evoluzione del pensiero educativo ma anche l’opportunità per ciascun nido di individuare una sua peculiarità che lo renda anche riconoscibile sul mercato stanno accelerando un processo di differenziazione dei nidi.
Tipologia Progetto di Facoltà
Sezione 18,19,20,21,22,23
Dipartimento / Facoltà Facoltà di Scienze della Formazione
Il tema della qualità, sviluppato dagli anni ’80 (Singer, 1993) si è progressivamente evoluto nella ricerca educativa, integrando prospettive che prendono in conto i contesti, gli stakeholders, gli attori dell’educazione, i valori. Da una valutazione di qualità normativa, legata a standard (Clarke, 1998) si è progressivamente passati a una valutazione formativa dell’offerta, dove la definizione di qualità è frutto di una condivisione di significati e fa parte dell’identità di ciascuno specifico servizio (Dahlberg, Moss & Pence, 1999 and 2007; Bondioli & Ferrari, 2000; Becchi, 2000). In questo secondo filone di ricerca, la costruzione di dispositivi e strumenti di valutazione della qualità della formazione e dell’educazione riveste un particolare interesse per il miglioramento dei servizi e per le politiche di promozione di servizi innovativi capaci di rispondere a nuove e diverse esigenze culturali e sociali.
In particolare, la crescente domanda sociale di servizi per l’infanzia ha condotto ad una diversificazione della tipologia dell’offerta e delle professionalità educative che vi operano (Becchi, 2006) e ha stimolato contestualmente l’esigenza di definire pertinenti e specifici criteri di qualità (Williams, 1994). In questo ambito, proponiamo uno studio avente per oggetto la costruzione e la validazione di un dispositivo per la valutazione della qualità, “TaQ”, in un servizio pubblico innovativo, non standard, introdotto in Valle d’Aosta . Abbiamo inoltre formulato l’ipotesi che l’adozione di tali parametri in sede di autovalutazione (Darder & Lopez, 1994) potesse favorire l’instaurarsi di processi riflessivi di sviluppo professionale (Fabbri, Striano & Melacarne, 2008) e di strategie di miglioramento del servizio.
Il contesto di riferimento è il servizio di tate familiari, nato per rispondere alle esigenze di un territorio di montagna in quelle zone dove la presenza di strutture come i nidi non è giustificata a causa del basso numero di utenti. Le tate al momento dell’indagine sono 42, tutte di sesso femminile, seguono fino a 4 bambini alla volta, per un totale di 168 utenti sul territorio.
Sarà condotto altresì uno studio fenomenologico, sotto forma di ricerca-intervento (Ferrari, 2001), con l’ applicazione del TaQ in sede di autovalutazione, seguito da un questionario e da un’intervista in profondità per rilevare il valore percepito dello strumento e le ricadute formative dell’esperienza.
A partire dai risultati di questo studio locale saranno predisposti strumenti analoghi per gli altri servizi non standard per l’infanzia (garderies, spazi gioco, spazi famiglia) da integrare ai dispositivi esistenti per i servizi standard (asili nido) al fine di contribuire all’innalzamento della qualità dei servizi della Regione nel loro insieme.
Dallo studio locale si procederà con l’ esplorazione degli elementi suscettibili di trasferimento o generalizzazione, per portare elementi innovativi nel dibattito scientifico sulla qualità dei servizi educativi.
Tipologia Progetto di Facoltà
Sezione 18,19,20,21,22,23
Dipartimento / Facoltà Facoltà di Scienze della Formazione
Analisi pedagogica di contesto per la prevenzione e il contrasto della dispersione scolastica in Valle d’Aosta.
Tipologia FAR
Sezione Sezione di pedagogia
Dipartimento / Facoltà Dipartimento di Scienze Umane e Sociali
Proseguimento FAR 1 sulla dispersione scolastica in Valle d’Aosta.
La prevenzione dell’insuccesso formativo e dell’abbandono scolastico costituisce un obiettivo di primaria importanza per tutti i Paesi membri dell’Unione Europea alla luce dei nuovi obiettivi della Strategia di Lisbona 2020.
Il progetto di ricerca si propone di:
Tipologia FAR
Sezione Sezione di pedagogia
Dipartimento / Facoltà Dipartimento di Scienze Umane e sociali
https://www.univda.it/fac_context.jsp?ID_LINK=3959&area=179
I-VET è un progetto europeo multilaterale Lifelong Learning/Leonardo da Vinci di “Trasferimento dell’Innovazione” coordinato dall’Istituto Federale per la Formazione Professionale (IUFFP) in stretta collaborazione con la Fondazione ECAP. La Prof.ssa Maria Giovanna Onorati è stata responsabile scientifica e ha gestito l’unità locale Italia – Università Valle d’Aosta.
Il progetto I-VET è iniziato il 1° gennaio 2012 e si è concluso il 31 dicembre 2013.
Il progetto I-VET mira a valutare un modello di apprendimento sviluppato da un consorzio di sei istituti europei d’istruzione superiore (coordinati dall’Università della Valle d’Aosta, Italia) nel quadro di un programma intensivo Erasmus intitolato “Interdisciplinary Course of Intercultural Competences (ICIC)”. E’ un progetto di trasferimento dell’innovazione finalizzato a sostenere la formazione iniziale e continua dei responsabili della formazione professionale, migliorando la loro capacità di gestione delle dinamiche e della comunicazione interculturali.
Il progetto I-VEt intende favorire l’adattamento del modello di apprendimento ICIC al contesto della formaizone degli insegnanti e formatori e trasporlo in Svizzera a due livelli:
• geografico, importando esperienze dell’UE in Svizzera;
• settoriale, importando esperienze del settore dell’istruzione superiore nel settore della formazione professionale di base (formazione iniziale e continua degli insegnanti e dei formatori).
I-VET intende creare, valutare e consolidare un’offerta formativa indirizzata ai responsabili della formazione professionale. Questa offerta inizia con una fase di formazione intensiva in cui i partecipanti frequentano le lezioni dei corsi di una “Summer School” e continua con la creazione di una vera e propria comunità d’apprendimento permanente.
Contributi specifici in tema di migrazioni internazionali ed europee saranno forniti in qualità di partner e membro nel comitato scientifico del progetto.
Partenariato:
Fondazione ECAP (Koordination)
Università della Valle d’Aosta, Italia
Università della Svizzera italiana
Bildungsmarkt e.V, Deutschland
University college Arteveldehogeschool, Belgium
Metropolia University of Applied Science, Finland
Semmelweis University, Hungaria
Dokuz Eylül Üniversitesi Buca Eğitim Fakültesi, Turkey
SUPSI – Dip. Formazione e apprendimento
CFC – Conferenza della Svizzera italiana per la formazione continua degli adulti
Ufficio del Delegato all’integrazione per gli stranieri del Canton Ticino
Risultati attesi:
Pubblicazione
http://www.ehb-schweiz.ch/en/news/news/Pages/I-VETproject.aspx
Tipologia Progetto UE
Sezione Sezione di Scienze sociali per il territorio
Dipartimento / Facoltà Dipartimento di Scienze umane e sociali
Il tema dell’inclusione appartiene all’ordine dei fondamenti valoriali su cui poggia l’educazione stessa e discende dal principio e diritto fondamentale per cui ogni soggetto deve avere l’opportunità di apprendere fino al massimo delle sue possibilità (Calvani, 2012). Per converso, il carattere inclusivo di un contesto sociale è correlato alla qualità e all’equità dei sistemi educativi (OCSE, 2014). In continuità con le linee di ricerca e con le azioni al servizio delle istituzioni educative della Regione autonoma Valle d’Aosta sviluppate dalla sezione di Pedagogia del Dipartimento SHS, sia come unità operativa sia attraverso i suoi singoli componenti, il progetto intende indagare fondamenti, metodi, dispositivi e strumenti per l’educazione dell’infanzia nella prospettiva dischiusa dalla pedagogia nelle sue diverse configurazioni: generale, storica, didattica e sperimentale, al fine di predisporre ambienti di apprendimento sempre più idonei a sostenere inclusione e coesione sociale.
Saranno proposti approfondimenti locali, attraverso una fattiva collaborazione con la realtà valdostana secondo approcci partecipati di indagine, nonché confronti e contributi al dibattito internazionale in materia di formazione professionale per la qualità dell’educazione a partire dalle prime età della vita in un’ottica riflessiva (Schön, 1983) esperienziale (Kolb, 1984) e trasformativa (Mezirow, 1991), con particolare focalizzazione sui contesti e sulle relazioni nelle istituzioni educative e nel territorio, sulla tensione dinamica fra locale e globale, tra formale e informale, al fine di migliorare l’intelligibilità delle pratiche educative, produrre modelli e orientamenti pedagogici per l’implementazione di buone prassi e la promozione di qualità. Nella sua parte storica il progetto si pone come obiettivo di definire e analizzare il materiale documentario in grado di offrire ampi quadri e analisi di dettaglio sui percorsi formativi e sulle strutture educative e assistenziali destinati all’infanzia nel mondo alpino e valdostano, entro una dimensione comparata, fra il XVIII e l’inizio del XX secolo.
a) Obiettivi che si intendono raggiungere:
– Sviluppare riflessioni teoriche in materia di pedagogia dell’infanzia raccordandole organicamente ad una teoria generale dell’educazione;
– Supportare criticamente la riflessione in merito all’attuazione della legge 107 con particolare riferimento alla sua implementazione sul territorio valdostano;
– Realizzare, in collaborazione con le scuole valdostane, progetti di ricerca-azione mirati all’implementazione di un’educazione inclusiva
– Per la componente storica si intende giungere ad analisi in grado di spiegare, soprattutto se rapportati alle problematiche odierne, le peculiarità dei percorsi formativi alpini e la loro centralità nella definizione dei processi storici e culturali delle popolazioni alpine.
– Individuare e verificare le specificità di curricola 0-6 che, attraverso il recupero della dimensione dell’avventura (Bertolini, 1996), dell’immersione in contesti “natura” sia negli spazi interni sia in quelli esterni (Guerra, 2015; Schenetti, 2015; Bertolino, 2014, 2016), opportunamente ri-pensati e ri-strutturati, a) promuova, in condizioni di benessere, con la mediazione consapevole degli educatori ed il coinvolgimento partenariale delle famiglie e del territorio, processi tipici di un atteggiamento scientifico e sistemico verso la realtà, come l’osservazione, il piacere della scoperta, la nascita di interrogativi e riflessioni, la pratica di prove ed errori, la formulazione di ipotesi, congetture o inferenze; b) favorisca nei bambini la costruzione di una propria identità ecologica (Thomashow, 1996) che li renda consapevoli di essere parte di un sistema Terra a cui devono la loro sopravvivenza e che si configura anche come contesto di azione.
– Elaborare dispositivi e modelli riflessivi ed esperienziali per la formazione del personale educativo e docente e renderli operativi nella realtà locale in vista di un miglioramento della qualità dell’offerta formativa valdostana.
b) Attività da porre in essere:
– Ricognizione bibliografica approfondita sul tema dell’educazione inclusiva, con particolare riferimento all’infanzia.
– Approfondimento delle questioni nodali che sono a fondamento della pedagogia dell’infanzia e delle ricadute che esse comportano sul piano dei servizi ECEC.
– Sviluppo e implementazione di dispositivi e modelli di sviluppo professionale del personale educativo, riconfigurati in termini critico-pedagogici con riferimento ai contesti e alle teorie trasformative.
– Sviluppo di un progetto di ricerca-azione con un gruppo di insegnanti valdostani finalizzato a creare una cultura dell’inclusione nell’ambito della comunità educante e ad esplorare l’efficacia di metodologie in grado di consentire agli alunni di apprendere nella relazione e di valorizzare le loro differenze e potenzialità.
–
– Ridefinizione e nuova presentazione del progetto Erasmus+ KA2 – Cooperation for Innovation and the Exchange of Good Practise. Strategic Partnership for higher education. (www.erasmusplus.it/) dal titolo “OUT- Outdoor education University Teaching to develop key competencies in early childhood learning and qualify adults to new employment opportunities.
– Attuazione del Programma di Studio e di Ricerca “Bambini 2.0: il bisogno di stare nella natura tra passato e futuro. Ricerca sui nuovi contesti formativi per la promozione dell’educazione naturale nella realtà italiana” così come definito nell’ambito della convenzione di collaborazione scientifica con Università di Milano – Bicocca – Dipartimento di Scienze Umane per la formazione “Riccardo Massa”, referente Monica Guerra; Alma Mater Studiorum Università di BOLOGNA – Dipartimento di scienze dell’educazione “Giovanni Maria Bertin”, referente Michela Schenetti; Università di Modena e Reggio Emilia – Dipartimento di educazione e scienze umane, referente Maja Antonietti (vedasi testo convenzione).
– Censimento e supervisione delle realtà italiane che propongono attività continuative di incontro tra bambini e natura: focus sugli asili nel bosco e agrinidi.
– Scavo archivistico con attenta critica degli apparati documentari che dovranno in seguito ricevere una elaborazione di natura sia seriale (statistica) che descrittiva. Analisi, proiettata verso una dimensione comparativa, delle serie statistiche e degli apparati istituzionali.
– Realizzazione, analisi e monitoraggio di esperienze formative, condotte secondo modelli riflessivi ed esperienziali, rivolte ad educatori e insegnanti delle scuole e dei servizi educativi valdostani.
c) Stakeholder di riferimento:
d) Impatto a livello locale:
La ricerca intende coinvolgere servizi per la prima infanzia e scuole del territorio valdostano, sia nella fase iniziale di indagine, sia in fase applicativa e restituire i risultati della ricerca anche in termini seminariali, di aggiornamento del personale, di diffusione dei risultati all’intero sistema educativo, riabilitativo e scolastico regionale. Inoltre, con riferimento alle relazioni bambini-natura, nuove possibilità di imprenditorialità in ambito educativo nella Regione.
3. Componenti il Gruppo di ricerca (ove previsto):
(occorre allegare scheda anagrafica per i soggetti non presenti nella banca dati d’Ateneo)
a) Professori e Ricercatori appartenenti ai ruoli dell’ Ateneo
N | Cognome e nome |
Qualifica |
Settore S.D. |
Struttura di afferenza |
1 | GRANGE Teresa | PO | M-PED/04 | Dipartimento SHS |
2 | BOBBIO Andrea | PA conf. | M-PED/01 | Dipartimento SHS |
3 | PISERI Maurizio | PA conf. | M-PED/02 | Dipartimento SHS |
4 | PIU Angela | PA conf. | M-PED/04 | Dipartimento SHS |
5 | BERTOLINO Fabrizio | R conf. | M-PED/01 | Dipartimento SHS |
6 | NUTI Gianni | R conf. | M-PED/03 | Dipartimento SHS |
c) Assegnisti di ricerca, borsisti post dottorato, dottorandi di ricerca, limitatamente alle spese relative alle missioni, (previa autorizzazione del rispettivo docente referente):
se da individuare prevedere l’importo del compenso e la durata dell’incarico nella tabella di cui al successivo punto 6
N. | Cognome e nome | AR | BR | DD | SP | Struttura di afferenza |
1 | BRACCI Francesca | X | Dipartimento SHS | |||
2 | BIANqUIN NICOLe | X | Dipartimento SHS |
f) altri soggetti in possesso di adeguata competenza professionale e scientifica indispensabile alla realizzazione dell’attività di ricerca:
N |
Cognome e nome |
Qualifica |
1 | PELOSO Sonia | Insegnante presso Sovrintendenza agli Studi RAVA; cultrice della materia M-PED/04 presso UniVdA |
2 | GIOVINAZZO Chiara Carmela | Insegnante presso Sovrintendenza agli Studi RAVA; cultrice della materia M-PED/02 presso UniVdA |
3 | ANTONIETTI Maja | Ricercatrice a tempo indeterminato M-PED/03 / Didattica e Pedagogia Speciale presso Università di Modena e Reggio Emilia |
4 | GUERRA Monica | Ricercatrice a tempo indeterminato M-PED/03 Didattica e Pedagogia Speciale presso Università di Milano Bicocca |
5 | SCHENETTI Michela | Ricercatrice a tempo indeterminato M-PED/03 Didattica e Pedagogia Speciale presso Università di Bologna |
6 | RASO Enza | Dottoranda di ricerca presso l’Univrsità di Aix-Marseille, cultrice della materia M-PED/01 presso UniVdA |
5. Durata del progetto: Annuale
Tipologia Progetto di Dipartimento
Sezione Sezione di Pedagogia
La mia attività di ricerca presso l’Università delle Valle d’Aosta – Université de la Vallée d’Aoste si è sviluppata in più direzioni, riconducibili a due filoni tematici (la professionalità docente e la qualità dell’educazione e della formazione) e a una comune matrice euristica e interpretativa (i fondamenti concettuali e metodologici dello sperimentalismo in educazione).
Lo studio della professione docente come processo intersoggettivo di generazione di un profilo che evolve progressivamente secondo un andamento a spirale, integrativo e non cumulativo, si è giovato della pregressa partecipazione a gruppi di lavoro per la costruzione dei curricoli per la formazione universitaria degli insegnanti e delle opportunità di confronto su scala europea coltivate dal 1998 in area francofona. Poiché considerare la professione come processo implica tenere conto non solo della funzione ma anche dell’identitàdell’attore professionale, il lavoro di ricerca si è proposto, da un lato, di cogliere, specificare e riconoscere il carattere storicamente e materialmente situato degli elementi di profilo e, dall’altro, di interpretare criticamente le diverse articolazioni delle loro relazioni insieme all’attività soggettiva di riconoscimento e integrazione delle stesse. In particolare, sono state indagate, generalmente con metodo induttivo e ricorsivo, con studi di caso e con procedure cliniche od etnografiche, alcune dimensioni di profilo (interculturalità, comunicazione, orientamento) e le rappresentazioni di alcuni compiti professionali (programmazione, valutazione).
Lo studio della dimensione interculturale dei processi formativi, già coltivato nell’ambito degli scambi con i gruppi di ricerca dell’Università di Lecce e dell’Université Libre de Bruxelles e arricchito dalle esperienze didattiche nel Masterin Pedagogia Interculturale e dimensione europea dell’educazione avviato nel 2001, si è focalizzato sul passaggio dalla multiculturalità come dato all’interculturalità come progetto attraverso un’esplorazione analitica delle componenti della dimensione interculturale nelle pratiche educative L’esame di processi formativi che facilitano il dialogo interculturale e l’affermazione di modelli di società partecipativi e solidali ha fatto l’oggetto di un volume pubblicato in collaborazione con A. Nuzzaci.
In relazione al paradigma della contestualità nello studio dei fatti educativi, a partire da un fattore di contesto rilevante come la circostanza di vivere in un mondo media satured, ho cercato di chiarire se e in che modo gli insegnanti integrano la media education nel loro profilo professionale e quali competenze sono investite da una presa in carico dell’oggetto media nello svolgimento della funzione educativa. I risultati di queste ricerche sono confluiti nella pubblicazione di un volume insieme ad una sociologa della comunicazione e sono state oggetto di presentazioni in un convegno nazionale e in un congresso internazionale. L’interesse per un approccio interdisciplinare alla media education si sta consolidando attraverso la realizzazione di un progetto editoriale, la rivista In-formazione , di cui sono usciti i primi due numeri e alla quale assicuro la co-direzione insieme al prof. M. Morcellini dell’Università La Sapienza di Roma.
Sempre in ordine alla multidimensionalità della professione di insegnante, la ricerca delle possibili configurazioni della dimensione dell’orientamento mi ha condotto alla costruzione di uno strumento di rilevazione della dimensione orientativa nella professionalità docente e ha trovato preziosa occasione di approfondimento nelle esperienze di formazione degli insegnanti referenti per l’orientamento nelle istituzioni scolastiche. L’allargamento della prospettiva alla funzione orientativa nella generalità dei processi formativi, documentata nella pubblicazione di un volume collettaneo, ha recentemente spostato l’oggetto di indagine sull’orientamento universitario. Tale ulteriore sviluppo dello studio della dimensione orientativa si concretizza nella partecipazione a un Progetto europeo LLP finalizzato alla prevenzione del drop out durante il primo anno di università ; il compito della sede di Aosta consiste nella predisposizione di strumenti di autovalutazione del progetto personale dello studente. La validazione di strumenti per la valutazione del tutorato nelle azioni di orientamento universitario in itinere è invece l’oggetto di una collaborazione di ricerca con l’Università Complutense di Madrid.
Sul piano dell’evoluzione di profilo, e in stretta connessione con la ricerca di modelli per la formazione permanente degli insegnanti, ho ripreso il tema delle pratiche riflessive, già esplorato nel periodo precedente allo straordinariato, nel contesto più ampio delle VET (Vocational Education and Training), attraverso la partecipazione al Programma Leonardo Reflect [I.3-a]. Il progetto generale è finalizzato alla creazione di una specifica metodologia per l’implementazione di pratiche riflessive in contesti di VET. Il Laboratorio sperimentale di Aosta da me coordinato si è occupato di individuare specifici descrittori di riflessività, con la valorizzazione dei feedback taciti e non formali che l’azione formativa produce, per giungere in seguito all’identificazione di alcuni indicatori per la costruzione di uno strumento di autovalutazione da impiegare in ambito VET. I risultati del gruppo di ricerca di Aosta sono contenuti nel Fieldbook e nei documenti del progetto relativi al Laboratorio sperimentale [I.8-23], in corso di pubblicazione.
Per approfondire la generazione delle caratteristiche di profilo della professionalità docente, mi sono interessata alle rappresentazioni degli insegnanti sui propri compiti professionali, in particolare alla presenza e al peso delle variabili didattiche nella programmazione e nella decisione [I.4-12; I.8-9] e al tema della cultura della valutazione come retroterra dell’azione didattica dell’insegnante. I modi in cui una determinata cultura della valutazione influisce sulle pratiche valutative e sulle variabili considerate dagli insegnanti nei processi decisionali hanno rappresentato lo sfondo di una serie di ricerche sulla valutazione scolastica che hanno trovato impulso nella collaborazione con l’équipe del prof. M. Crahay [I.3-d] e che sono state diffuse in convegni internazionali [I.4-7, 15, 27; I.8-5, 12].
Il tema della programmazione educativa e didattica è stato inoltre oggetto di scambi in area francese [I.4- 6, 13], confluiti nel materiale preparatorio al compito specifico di elaborazione dell’ontologia pedagogica della programmazione in seno all’Unità di Lecce del PRIN “Ontologie, learning object e comunità di pratiche: nuovi paradigmi educativi per l’e-learning”[I.2-b], coordinato dal prof. L. Galliani.
Ho sviluppato il filone della qualità dell’educazione e della formazione, in relazione con la messa a punto di procedure valutative e autovalutative, nell’ambito della didattica universitaria, delle politiche educative e dei servizi per l’infanzia.
L’interesse per la qualità dell’offerta formativa degli atenei, stimolato dalla riorganizzazione dei sistemi universitari europei a seguito del Processo di Bologna, ha trovato un’importante opportunità di formazione personale nell’esperienza di autovalutazione dei corsi di studio del progetto Campus One della CRUI [II-2]. Sul piano della ricerca, ho avuto la possibilità di approfondire un aspetto specifico dell’offerta universitaria (la didattica) in relazione ad un particolare mediatore didattico (il laboratorio) nel PRIN sulla valutazione della didattica universitaria coordinato dalla prof.ssa R. Semeraro [I.2-a], concluso nel 2005. Il progetto nazionale si proponeva di esplorare il modo in cui docenti e studenti considerano gli aspetti della didattica universitaria da sottoporre a valutazione e di provare l’efficacia del modello partecipativo riferito alla valutazione. Ho afferito all’Unità di Lecce che aveva il compito di costruire criteri e procedure di valutazione adeguate a indagare la qualità dell’offerta formativa nelle attività di laboratorio e di tirocinio. Il mio contributo è consistito in uno studio sul laboratorio come luogo di formazione e di integrazione di competenze sociali e professionali, che ha permesso di rilevare alcune criticità riguardanti l’identità del laboratorio come mediatore didattico e di individuare indicatori di qualità relativi a diverse aree di contenuto [I.8-7]. Gli esiti di tale ricerca sono stati oggetto di diffusione, oltre che nell’ambito del PRIN, in un convegno nazionale [I.4 -19].
Ho successivamente esteso l’ambito di ricerca relativo alla valutazione della qualità e alla costruzione di strumenti atti a rilevarla: dalle istituzioni formative (scuola, università) ai sistemi di formazione e ai servizi educativi. Nel primo caso, la qualità come fonte di equità ha introdotto la prospettiva etica nell’analisi delle scelte degli indicatori in ambito nazionale ed europeo ed è stata oggetto di relazioni a convegni nazionali [I.4-18] e internazionali [I.4-3, 20, 21, 22] nonché della prolusione pronunciata per l’inaugurazione dell’a.a. 2006/07 [I.4-29]. Su questo filone è in atto una collaborazione interdisciplinare con il prof. B. Decharneux dell’Université Libre de Bruxelles [I.3-e]. Inoltre, nella prospettiva della qualità dell’istruzione con riferimento agli orientamenti della Commissione Europea e alla Strategia di Lisbona, ho studiato le politiche educativelocali in relazione con quelle nazionali ed europee; gli esiti sono confluiti nella pubblicazione di un lavoro commissionato dall’IRRE Valle d’Aosta [I.8-21] presentato e discusso in un convegno [I.4-8], in alcuni articoli su rivista [I.8-16, 17] e in un saggio in un volume plurilingue a diffusione internazionale [I.8-15].
Per quanto concerne la qualità dei servizi educativi, l’attenzione si è focalizzata sulla prima infanzia, nel quadro delle ricerche sullo sviluppo di una cultura dell’infanzia [I.8-1, 26; I.4 -16] e del supporto fornito alla sperimentazione della scala SVANI nella totalità dei nidi della Regione Valle d’Aosta [I.4-23]. Il tema della qualità in relazione alla promozione del benessere dell’infanzia ha trovato ulteriori espansioni in ambiti differenti (i servizi sociali, l’educazione alla salute, la tutela dell’infanzia) accomunati da una continuità metodologica nella costruzione di strumenti di indagine e di valutazione. Per esempio, la partecipazione al II° Programma Daphne dell’UE [I.3-b; I.4-25] ha permesso l’affinamento di strumenti (questionari e protocolli di intervista) da utilizzare in programmi finalizzati alla prevenzione della violenza domestica, in particolare sui minori.
II saggio propone un approfondimento di un peculiare, significativo e sensibile ambito di intersezione tra i campi di ricerca pedagogica e didattica: il principio di educabilità.
Il ruolo essenziale di un’educazione di qualità rispetto allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale è ormai diffusamente riconosciuto su scala internazionale; cresce l’esigenza di individuare, realizzare e monitorare piani, strategie, azioni espressamente volte a produrre cambiamenti positivi, verso una società sempre più coesa, inclusiva, solidale, responsabile, capace di prendersi cura durevolmente dell’ambiente. Nel solco delle ricerche sulla qualità dell’educazione e sui modelli di intelligibilità dei fatti educativi, il saggio propone una riflessione critico-ermeneutica sulla progettualità educativa in relazione alla sfida della sostenibilità, con l’ausilio di un modello pedagogico avente come fulcro il principio di educabilità.
L’articolo presenta il percorso e i principali risultati di una ricerca interessata ad analizzare: (1) le condizioni che prevengono e i fattori di rischio che concorrono a determinare situazioni di disagio in un gruppo di studenti di scuola secondaria di primo grado; (2) i significati che ventotto early leaver from education and training attribuiscono all’esperienza di abbandono scolastico e le tipologie di percorsi di dispersione scolastica vissuti. Sono state adottate metodologie sia qualitative sia quantitative, comprendenti rilevazioni etnografiche e tecniche di raccolta di dati auto-narrativi, piani di azione e dispositivi valutativi. L’esperienza costituisce un segmento della ricerca più ampia Dispersione scolastica e successo formativo, realizzata dall’Università e dalla Sovraintendenza agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta.
Il tema della mediazione tra teoria e prassi in pedagogia si arricchisce di nuove sfide che interrogano in modo stringente la relazione complessa fra ricerca e pratica educativa, in particolare per quanto attiene alla natura del rapporto mezzi-fini, la cui reciprocità ha incidenza sia sui processi decisionali sia sugli assetti teorici. Il saggio propone una riflessione metodologica sul rapporto mezzi-fini all’interno di un’epistemologia della pratica fondata sul principio di educabilità.
L’articolo presenta i principali risultati di una ricerca interessata a indagare il vissuto scolastico di un gruppo di studenti di scuola secondaria di primo grado e a comprendere le condizioni e i fattori di rischio che a livello individuale, microsociale, familiare e scolastico concorrono a determinare situazioni di disagio. L’attenzione è focalizzata sull’analisi dei dati emersi da un questionario strutturato somministrato a 136 studenti che costituiscono 8 classi terze appartenenti a 5 delle 18 scuole secondarie di primo grado presenti in Valle d’Aosta. Sono esplorate, inoltre, le opportunità e i vincoli legati all’adozione del Test di Valutazione del Disagio Scolastico, uno strumento standardizzato che ha consentito di adottare uno sguardo quali-quantitativo ai molteplici temi connessi all’esperienza scolastica. È da rilevare che l’esperienza costituisce un segmento della ricerca più ampia Dispersione scolastica e successo formativo, realizzata dall’Università e dalla Regione Autonoma della Valle d’Aosta.
An initial reflection is made on the need for education which is characteristic of contemporary societies, in the light of the proliferation of formative interventions, as specialised as they are fragmentary. The characteristic of the development of educational professionality and the role that pedagogic knowledge plays in it are examined. Considerations are made on the theme of the differences in educational processes, as the social responsibility of the educator and as the hermeneutic key of complexity.
Estratto
A partire da una riflessione sul bisogno di educazione che caratterizza le società contemporanee, a fronte del proliferare di interventi formativi tanto specializzati quanto frammentari, si esaminano le caratteristiche di sviluppo delle professionalità educative e il ruolo che in esse svolge il sapere pedagogico, per soffermarsi in seguito sul tema della presa in carico delle differenze nei processi educativi come responsabilità sociale dell’educatore e come chiave ermeneutica della complessità.
Nell’ambito di un PRIN sulle ontologie pedagogiche volto allo studio sistematico del linguaggio scientifico con particolare riferimento alla progettazione educativa, l’articolo indaga la decodifica del linguaggio comunitario sul tema della programmazione, il reperimento di organizzatori del discorso educativo e l’identificazione di variabili e costanti nei vari contesti d’uso al fine di cogliere le possibili estensioni euristiche di alcune scelte di senso suscettibili di arricchire, con nuovi nessi e originali chiavi ermeneutiche, la mappa concettuale della progettazione educativa e di fornire ulteriori elementi per un’articolazione, una chiarificazione e una problematizzazione del sapere pedagogico nell’ambito della costruzione di un’ontologia della programmazione.
Nel definire la professionalità docente come un processo evolutivo, il contributo propone uno strumento di rilevazione delle componenti dell’orientamento nell’identità professionale dell’insegnante. Tale strumento si prospetta siua come mezzo di avvio di processi riflessivi nella formazione iniziale e permanente o in percorsi di autoformazione,sia come riferimento per la costruzione di strumenti di ricerca nell’ambito dei profili e delle rappresentazioni della professionalità docente rispetto alla funzione orientativa.
In order to evaluate the importance of teaching in university workshops, we investigated the organisation of groups of students both in a classical teaching setting and in workshops, as places where skills can be learnt, in order to identify important criteria for the creation of tools relating to the verification and self-verification of the educational process.
This case study focused on 20 professors, responsible for workshop activities, and 45 students at the University of Valle d’Aosta. Data was collected using a variety of multiple choice questionnaires which contained pertinent open questions relating to students’ appraisal of various issues. This research has enabled us both to highlight various criticism regarding workshop activities with reference to educational curriculum and also to identify quality indicators. This case study has resulted in the creation of a tool for the evaluation of the quality of workshop teaching and this tool has a proactive value with respect to the planning and realisation of workshops which are to be used as didactic mediators for the transfer of concept and experience and also as places for the integration of social and professional skills.
Estratto
Nell’ambito della rilevazione delle dimensioni della didattica universitaria che intervengono nelle attività di laboratorio, abbiamo esplorato l’organizzazione del gruppo degli studenti sia in termini di setting didattico sia in relazione all’identità del momento laboratoriale quale luogo di costruzione di competenze, al fine di individuare criteri pertinenti per la costruzione di strumenti per la verifica e per l’autoverifica della formazione.
La ricerca si configura come uno studio di casi effettuato su venti docenti responsabili di laboratori e su quarantacinque studenti dell’Università della Valle d’Aosta. I dati sono stati raccolti tramite la somministrazione di questionari a struttura mista, con quesiti a scelta multipla, a scale di condivisione di apprezzamento di enunciati, a risposta aperta.
Lo studio di casi ha permesso di rilevare alcune criticità riguardanti l’identità del laboratorio rispetto al curricolo formativo e di individuare indicatori di qualità relativi a differenti aree di contenuto. Ne scaturisce la proposta di uno strumento contestualizzato di valutazione della qualità della didattica laboratoriale, a valenza proattiva rispetto alla progettazione e alla realizzazione di laboratori intesi come mediatori didattici del transfert degli apprendimenti concettuali ed esperienziali e come luoghi di integrazione di competenze sociali e professionali.
La critique de la réforme scolaire introduite récemment en Italie, touchant aussi au système d’évaluation des élèves, a entraîné chez les enseignants l’émergence de représentations, de pratiques consolidées, d’orientations théoriques, de savoirs d’expérience qui constituent autant d’horizons de sens pour une réflexion autour de la culture de l’évaluation dans laquelle on développe les projets pédagogiques, on assume les décisions didactiques, on réalise les pratiques d’enseignement-apprentissage. Cette culture de l’évaluation sous-jacente à la décision et à l’action pédagogiques revêt un double intérêt, de recherche et de formation, pour la compréhension des pratiques d’évaluation dans leurs liens avec les pratiques d’enseignement-apprentissage et pour la construction pertinente de programmes de formation professionnelle des enseignants visant à la promotion de la qualité pédagogique à l’école.
Dans le cadre des recherches sur la culture de l’évaluation scolaire chez les enseignants (Becchi & Vertecchi, 1986; Pellerey, 1998 ; Vertecchi, 2003) et dans le contexte de questionnement éveillé par la réforme, nous avons conduit une étude ayant pour objet les variables d’évaluation que les enseignants déclarent de considérer dans leurs pratiques, la façon dont ils les opérationnalisent et la place qu’ils leur allouent dans les processus d’enseignement- apprentissage. Par l’interview de 25 enseignants d’école primaire, on a repéré, classé et analysé les variables d’évaluation considérées ou utilisées par les enseignants par rapport, notamment, aux fonctions de l’évaluation (Gosling, 1992 ; Allal, 1999), aux acteurs de l’évaluation (Perrenoud, 1998) , aux situations d’enseignement-apprentissage planifiées et mises en oeuvre (Farr & Tone, 1998).
L’article discute l’écart conceptuel relevé entre didactique et évaluation et, au-delà de la situation italienne contingente, le rôle de la culture de l’évaluation dans la contextualisation de toute hypothèse d’innovation des pratiques d’évaluation à l’école.
Ultima revisione: 01/07/2020 |
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